Il Panettone
Il Panettone è sicuramente il dolce natalizio per antonomasia. A Milano si può dire che panettone faccia rima con Natale. Il suo nome in lombardo è panaton o panatton, ottenuto da un impasto lievitato a base di acqua, farina, burro, uova (tuorlo), al quale viene aggiunta della frutta candita ed uvetta. Ma qual’è la storia dietro il nome del panettone? Perché si chiama in questo modo? Le leggende dietro la storia del re dei dolci natalizi sono diverse, ma le più famose sono 3.
Il pan de Toni
La prima leggenda è ambientata durante la vigilia di Natale nella Milano del XV secolo, alla corte di Ludovico il Moro. Nelle cucine, il capo cuoco chiede a uno sguattero di nome Toni di sorvegliare la cottura delle grandi ciambelle in forno, il dolce che doveva concludere i festeggiamenti della festa. Il povero Toni però, stanco dopo giorni di lavoro intenso, si addormenta, dimenticandosi delle ciambelle. Spaventato per la reazione del capo cuoco, decide di proporgli un dolce che aveva preparato per sé utilizzando gli avanzi dell’impasto delle ciambelle a cui aveva successivamente aggiunto uova, burro, canditi e uvetta. Il capo cuoco, estasiato dal profumo, decide di servirlo ai commensali. La duchessa lo assaggia per prima e la sentenza è ottima. Il Duca a questo punto si complimenta con il capo cuoco il quale non rivela che a prepararlo è stato Toni. Tuttavia le voci su Toni si diffondono e il suo dolce è sulla bocca di tutti con il nome “el pan de Toni”. Il successo del dolce si diffonde in tutta Italia, modificandosi da “pan de toni” in panettone.
La storia di Ughetto e Adalgisa
Il secondo racconto relativo alla nascita del panettone è sempre ambientato durante l’epoca di Ludovico il Moro. Il protagonista di questa storia è Ughetto, giovane figlio di Giacomo Atellani. Si narra che il giovane si fosse innamorato di Adalgisa, figlia di un vicino fornaio. A causa delle umili condizioni della famiglia della giovane e la pessima reputazione del forno, gli Atellani osteggiarono le nozze. Così, per risolvere la situazione, Ughetto decise di farsi assumere come garzone dal fornaio e gli propose di migliorare il pane aggiungendo burro e zucchero. Il risultato fu talmente fenomenale che Ughetto decise di aggiungere anche dei pezzetti di cedro candito e uova. Quest’ultima ricetta riscosse ancora più successo e tutto il borgo cominciò a mettersi in coda fuori dalla porta del fornaio per assaggiare quel dolce. Grazie al successo e ricchezza ottenuta, Ughetto ed Aldagisa poterono sposarsi ed avere il loro dolce lieto fine.
Suor Ughetta
L’ultima leggenda vede invece come protagonista una certa suor Ughetta che, per rallegrare il Natale delle consorelle che vivevano in un convento molto povero, decise di aggiungere all’impasto del pane zucchero, uova, burro e pezzettini di cedro candito. Una piccola curiosità a posteriori di queste ultime due leggende: Ughetto e Ughetta sono nomi indissolubilmente legati all’etimologia di uno degli ingredienti che troviamo nel panettone, ovvero l’uvetta che in dialetto milanese si dice “ughet”.
Per quanto le leggende abbiano il loro fascino, la vera origine del panettone andrebbe ricercata nell’usanza diffusa nel medioevo di celebrare il Natale con un pane più ricco di quello di tutti i giorni. Vi era la consuetudine presso il palazzo ducale di Milano di celebrare il cosiddetto rito del ciocco. La sera del 24 dicembre si posizionava nel camino un grosso ciocco di legno e, nel frattempo, venivano portati in tavola tre grandi pani di frumento, materia prima per l’epoca di gran pregio. Il capofamiglia ne serviva una fetta a tutti i commensali, serbandone una per l’anno successivo, in segno di continuità.
Alto o basso, con canditi o senza, il panettone rimane il re indiscusso delle feste natalizie, quindi che dire: Buon Panettone e alziamo le fette!
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